L’ESIGENZA DI CORREGGERE GLI ERRORI NON PUÒ TRADURSI NELLA EPURAZIONE DEI CATTOLICI DEMOCRATICI. Il PD NON DEVE ESSERE SNATURATO.

L’altra sera ero presente alla Festa dell’Unità quando Fabrizio Barca ha illustrato la sua relazione. Credo di aver ben compreso, al pari di altri, la severità dell’analisi proposta, con accenti davvero molto critici in alcuni passaggi e a proposito di determinate responsabilità. Gli stessi concetti li ho trovati, con forme solo leggermente addolcite, nel testo diffuso sul sito di “Luoghi ideali”.

Vorrei precisare che non ho vissuto, per età e formazione, la vicenda politica di quanti provengono dalla esperienza della Democrazia cristiana e del Partito popolare, né tanto meno ho condiviso i processi che hanno spinto alcuni moderati a passare da destra a sinistra, conservando una propria specificità di “moderati”. Tuttavia con loro, nel tempo, ho lavorato con serietà: il circolo PD del quartiere Talenti, nel III Municipio, di cui sono stata coordinatrice, ha forse rappresentato un luogo speciale di contaminazione delle diverse tradizioni ed esperienze politiche della militanza democratica. Probabilmente è stata questa formula politica aperta ed innovativa, unita all’entusiasmo e all’impegno di tanti cittadini che aderivano al PD trascinati e convinti dal nuovo progetto politico, a radicare con efficacia il messaggio del nostro partito in un territorio tradizionalmente ostile al centrosinistra e a portarlo ad occupare i primi posti del consenso elettorale. 

La mia esperienza politica sul territorio era iniziata prima nel Comitato “Per l’Ulivo” del mio quartiere, per iscrivermi poi per la prima volta a un partito quando ho incrociato successivamente l’attività della sezione locale dei DS a Talenti, che ho contribuito a far nascere insieme ad altri.  

Sono cattolica, eppure solo dopo, entrando appunto nel Pd, ho fatto conoscenza più diretta e matura del cattolicesimo democratico. Nel partito romano sono stata quasi sempre in minoranza, perché una lotta di potere senza ideali mi appariva ostica, estranea alla mia personale sensibilità. Quando mi sono presentata alle elezioni municipali, due anni fa, il successo l’ho raccolto principalmente nel mio quartiere: con piacere ho verificato che molte persone, al di là delle appartenenze ideologiche tradizionali, riponevano la loro fiducia su di me. 

Ecco, l’altra sera sono rimasta colpita dalla polemica di Barca sull’attività “tipica della peggiore democrazia cristiana” come parametro di riferimento della cattiva politica del PD. A quelle parole, è scattato un campanello d’allarme: perché l’ingresso della componente democratico cristiana all’atto di fondazione del PD avrebbe introdotto pratiche distorte nella gestione e nella vita sana del partito? Ci sono responsabilità personali o, sparando sul mucchio, si cede alla tentazione di colpevolizzare una precisa componente politica? Mi sembra di intuire che forse, inavvertitamente, Barca abbracci l’idea dell’epurazione dell’area cattolico democratica. In questo modo si costruisce a tavolino la figura del capro espiatorio.

Avverto con profonda consapevolezza la necessità di una rifondazione morale del partito, insieme a tutti e con il contributo di tutti, eliminando scorie e deviazioni. Innanzitutto, però, deve farsi da parte chi ha celebrato le “magnifiche sorti e progressive” di una gestione pragmatica del potere svincolata da principi e valori. Non vedo, in questo senso, quale sia il futuro di un partito riformista senza l’apporto della tradizione cristiano popolare. Personalmente, se così fosse, avvertirei l’insorgere di un declino ancora più grave, se non addirittura irreversibile, con un prezzo alto da pagare non solo per questa o quell’altra componente, ma per il quadro complessivo della nostra plurale e originale comunità politica.

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4 pensieri su “L’ESIGENZA DI CORREGGERE GLI ERRORI NON PUÒ TRADURSI NELLA EPURAZIONE DEI CATTOLICI DEMOCRATICI. Il PD NON DEVE ESSERE SNATURATO.

  1. Non credo che Barca voglia colpire i cattolici democratici che fino a prova contraria hanno sempre avuto un ruolo importante nella definizione degli obiettivi politici della sinistra italiana. Trovo eccessiva la identificazione di essi con la cattiva pratica della vecchia DC, cara Francesca non preoccuparti di ciò, lavora con decisione come hai fatto finora per unire sui giusti valori e le buone prassi politiche, che purtroppo in questo PD stentano a diventare sintesi forte e capace di attrarre tanta gente che si rifugia nel non voto.
    Non schierarti tieni aperte le porte del confronto, e Barca mi pare stia dando un importante contributo.

  2. Pingback: Ex DC cattivi ed ex PCI buoni? Siamo ancora messi cosi? | MASSIMO MINNETTI

  3. Premessa: dagli anni 80 esistevano due DC, una si preoccupava di prendere voti a fronte di programmi (non molto precisi, veramente) e con la forza di geometrie di alleanze, l’altra si preoccupava, invece, di prendere voti distribuendo favori alle clientele. La prima aveva degli ideali, la seconda l’ideale era trovare soldi per ingrassare il partito e mantenere e accrescere il bacino elettorale tramite le clientele. Con mano pulite la prima e pressochè scomparsa mentre la seconda si è per lo più riciclata. Il deficit nazionale l’ha prodotto il secondo modo di far politica. Credo, ma non sono sicuro, che Barca intendesse questa DC cioè quella che doveva distribuire qualcosa per conquistare voti. Debbo dire che Renzi è stato uno dei primi (dopo il 2000) a capire che se i voti costassero, non essendoci più soldi, era necessario spostare l’acquisizione di voti a i programmi. Prima c’era arrivato Berlinguer ma purtroppo è finita come è finita. Certo se Barca intende DC nel suo insieme e quindi l’espulsione dei valori cattolici sarebbe da espellere lui. Il PD sarebbe sempre minoranza , il partito conterebbe pochi iscritti e sarebbe preda di una sinistra integralista che non è mai andata lontana. Sono quindi d’accordo con te. Il PD deve avere dei valori cattolici che visto il come la pensa il Papa sono molto di sinistra e mediarli con i valori della sinistra laica ma storica.
    .

  4. Non credo che l’obiettivo di Barca sia l’epurazione dei cattolici democratici. La domanda che ti poni sul perchè, allora, di quella tirata contro l’eredità della peggiore DC può avere una risposta più semplice. Fino al momento della fusione fredda, il PCI, poi PDS, poi DS aveva avuto un metodo di selezione degli organismi del tutto normale e classico. Ai congressi, che cominciavano dal livello più basso, si eleggevano responsabili e delegati sul principio della maggioranza espressa dai convenuti a congresso. Ai livelli cittadino, poi regionale e infine nazionale, la procedura era sempre uguale a quella di base. Con la fusione fredda, questa procedura, qualora fosse stata applicata more solito, avrebbe cancellato i cattolici democratici, data la sensibile differenza numerica tra le due forze confluite nel pd. Ciò portò a capovolgere la vecchia prassi comunista e a indire dei congressi dove le liste potevano essere solo ratificate, perchè concordate a monte nel rispetto della tutela delle minoranze. Il guaio è che veniva distrutto un metodo di selezione dal basso di antica e consolidata tradizione e la base veniva così espropriata del diritto di libera scelta. Tutto qui, forse non si è mai pensato abbastanza, da parte dei cattolici democratici, allo scorno che la vecchia base comunista doveva sopportare. Barca, credo, voglio credere, mette in mora quel tipo di congresso precostituito. E precostituito, in qualche caso, sulla base di quantità di consenso non più effettivamente presente a congresso, ma semplicemente rivendicato e testimoniato senza possibilità di verifica reale. Per il resto, ho anch’io molti dubbi sul lavoro di Barca, sulle motivazioni, ma soprattutto sulle – inesistenti -. soluzioni. Ho scritto questo lungo commento perchè mi dispiace assistere impotente ai rigurgiti identitari che la vicenda romana sta suscitando da una parte e dall’altra.

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